"A Pizza"
" La Regina Margherita "
La vera storia della pizza napoletana doc
Si
narra che nel 1772, Ferdinando di Borbone, re di Napoli dal 1751 al 1825, avesse
violato le regole dell'etichetta entrando nella pizzeria di Antonio Testa detto
n' Tuono, che aveva la bottega alla Salita S. Teresa. Il re volle assaggiare le
diverse varietà di quel piatto che tanto piaceva al suo popolo e, ritornato a
Corte, lo descrisse con parole ispirate. Nobiluomini e nobildonne della Corte
napoletana lo imitarono e la "pizzeria" divenne un locale alla moda.
Il "pizzaiolo" n' Tuono elevò il tono della sua "pizzeria"
rendendola degna del favore della Corte, ma non riuscì mai ad avere il favore
della regina, Maria Carolina d'Asburgo, che boicottò la "pizza" come
cibo da servire a Corte. Per continuare a mangiare la "pizza"
bisognava andare, come probabilmente è giusto che sia, solo nella
"pizzeria". Ferdinando II, successore di Ferdinando di Borbone, non
ebbe, invece, alcun ritegno nel manifestare pubblicamente la predilezione per i
piatti del suo popolo. Scrive il De Cesare ne "La fine di un regno":
"A Ferdinando II, napoletano in tutto, piacevano quei cibi grossolani del
quali i napoletani sono ghiotti: il baccalà, il soffritto, la mozzarella, le
pizze e i vermicelli al pomodoro". Al contrario del suo predecessore, egli
non volle rinunciare ai suoi gusti, ma piuttosto, preferì costringere i suoi
cortigiani ad adattarsi. Nelle trattorie napoletane nasce la "ristorazione
con un solo piatto", la pizza e, di fatto, nascono le prime pizzerie che
datano 1820 - 1889.Intanto il re Ferdinando II si fece costruire nel parco della
Reggia di Capodimonte, accanto ai magnifici forni degli Asburgo per la cottura
delle ceramiche, un forno per le pizze da Domenico Testa, figlio del grande n'
Tuono. Dopo l'incontro di Teano, uno dei momenti più solenni del Risorgimento,
in cui Giuseppe Garibaldi aveva salutato Vittorio Emanuele II come primo Re
d'Italia, "l'eroe dei due Mondi" si rifocillò con il suo maggiore in
una taverna dove gli servirono tante pizze fumanti. Che Garibaldi amasse la
pizza ci è narrato anche dal suo aiutante, Giuseppe Baldi, che racconta come
egli amasse mangiare una pizza piuttosto che partecipare a ricevimenti della
nobiltà. Umberto I di Savoia e la moglie Margherita, in visita a Napoli, dove
trascorrevano le vacanze estive, mandarono a chiamare il pizzaiolo Raffaele
Esposito, titolare della pizzeria Pietro il pizzaiolo, sita a S. Anna di
Palazzo, nel cuore di Napoli, e gli ordinarono di preparare delle pizze
"napoletane" per tutta la Corte. Prepararono due
"classiche": la marinara (pomodoro, aglio, origano e olio) e la
mastunicola, ora poco frequente (strutto e basilico); in più la moglie del
pizzaiolo allestì una "variante" per la regina Margherita (pomodoro,
olio e mozzarella) cui aggiunse del basilico per richiamare la bandiera
italiana. Siamo nel 1871, nasce la Margherita (in onore della Regina d'Italia)
che suggella indelebilmente il rapporto tra Napoli e la Pizza. Cronologicamente,
la pizza napoletana più antica è la "mastunicola" la cui origine
dovrebbe datare 1660, seguita dalla "marinara" 1800 e dalla
"margherita" 1850, con la sua variante al basilico del 1871.
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aggiornata il
25/04/2008Copyright
© 1999, Claudio Ammendola